Domanda:
miti che raccontano la nascita delle costellazioni dello zodiaco???
Sly
2007-01-30 10:31:07 UTC
chi mi racconta i miti che si rilegano a personaggi classici???
Come ad esempio la costellazione del segno dei gemelli nata dalla morte dei dioscuri Castore e Polluce?
10 punti!!!
Otto risposte:
eleonora
2007-01-30 13:27:47 UTC
L’Astronomia può essere definita la Madre delle Scienze per la sua antichità; infatti, le prime attività scientifiche che la razza umana ha intrapreso di cui abbiamo conoscenza riguardano appunto l’osservazione del cielo e le prime osservazioni celesti possono essere fatte risalire a molti millenni prima della nascita di Cristo; questa datazione così antica è possibile sia grazie alla scoperta di manufatti a tema astronomico sia per le tradizioni orali ereditate col passare del tempo. La parte ovest della Scozia, ad esempio, è particolarmente ricca di siti megaliti così come l'Inghilterra (ad esempio Stonehenge e Woodhenge) in cui è stato possibile individuare particolari orientazioni di tipo astronomico ed a questo periodo (molte migliaia d’anni prima di Cristo), forse, possono essere fatti risalire i primi sforzi da parte dell’uomo di raggruppare le stelle in costellazioni. Le stelle di una costellazione non hanno in genere una connessione l’una con l’altra se non ovviamente il fatto di essere all’apparenza alla stessa distanza e direzione da noi e questi gruppi sono molto differenti secondo le varie tradizioni che prendiamo in considerazione: greco-latina, Sumero-Babilonese, cinese e sono diverse le domande che necessitano una risposta riguardo ai primi disegni di costellazioni: dove sono nati, quando sono nati e perché sono nati. Le costellazioni che conosciamo noi ci sono state tramandate dalla tradizione greca classica ma si pensa in realtà che esse siano molto più antiche e provenienti originariamente dalla Mesopotamia e quindi dalla tradizione sumero-babilonese. Pur essendo incompleti e spesso difficili da tradurre con sicurezza i testi scoperti sembrano in ogni modo essere sufficienti a mostrarci un quadro generale su come sumeri e babilonesi vedevano il cielo. In Mesopotamia convivevano due tipi di tradizioni di costellazioni che si svilupparono contemporaneamente ma avevano differenti propositi. La tradizione “divina” identificava animali nobili e figure divine nelle costellazioni, e quindi per motivi religiosi, specialmente nello zodiaco; queste erano le figure rappresentate come pittografie nell’arte mesopotamica.

La tradizione del calendario agreste identificava contadini e animali nel cielo per fornire un calendario annuale ai contadini.

Molte costellazioni appartengono ad entrambe le tradizioni, ma solo le costellazioni zodiacali e quelle ad esse collegate provenienti dalla tradizione divina sono state esportate in Occidente. Lo sviluppo storico può essere suddiviso in sei fasi:

Fase dell’antica pittografia (3200-2100 a.C.)

Fase della pittografia delle pietre di confine (1350-1000 a.C.)

La fase “Tre stelle ognuna” (³ 1100 a.C.)

La fase MULAPIN 1100-700 a.C. Queste ultime due fasi forniscono i “libri di testo” delle costellazioni perché sono le prime testimonianze scritte che includono la tradizione del calendario agreste. Le liste MULAPIN sono le più complete ed accurate e forniscono anche le associazioni che erano condivise tra le due tradizioni e questo fatto ci permette anche di interpretare l’iconografia della tradizione divina.

La fase dei diari astrometrici (750 – 60 a.C.). Astronomia ed astrologia procedono assieme; le prime registrazioni regolari del moto dei pianeti erano usate per gli oroscopi. A questo periodo risalgono le prime figure delle costellazioni mesopotamiche: lo zodiaco Seleucido e di Dendera.

La trasmissione ai greci delle costellazioni zodiacali ed agli arabi di quelle agresti. I due zodiaci sopraccitati contengono le illustrazioni delle costellazioni zodiacali più i quattro animali parazodiacali (Corvo, Serpente, Aquila, Pesce Australe) Lo zodiaco Seleucido era composto di una serie di 12 tavolette d’argilla rappresentanti i 12 segni zodiacali per l’astrologia.

Lo zodiaco di Dendera è l’unica mappa completa del cielo antico che abbiamo e risale ai primi secoli a.C. in Egitto. Esso mostra lo zodiaco classico circondato dalle altre costellazioni egizie, ma le figure non sono ancora quelle tipiche della tradizione greco-latina; bensì questi due zodiaci sono uguali tra loro e sono identici alle pittografie delle pietre di confine risalenti a circa 2000 anni a.C.; quindi lo zodiaco di Dendera può essere considerato la una copia completa dello zodiaco mesopotamico.

Tra le grandi civiltà mesopotamiche dobbiamo ricordare i sumeri che già intorno al 3200 a.C. cominciarono a produrre una ricca tradizione artistica. Sono soprattutto i sigilli l’aspetto più interessante di questo periodo perché mostravano scene mitologiche riprodotte anche nel loro cielo come ad esempio il combattimento del leone col toro che rappresentava il cambiamento di stagione. Leoni e tori insieme con lo scorpione sono i soggetti più rappresentati in questo periodo e spesso erano raffigurati circondati da stelle e quindi questi sigilli volevano rappresentare il Leone, il Toro e lo Scorpione come costellazioni. Queste tre costellazioni tra il 4400 ed il 2200 a.C. contenevano tre dei quattro punti cardinali celesti, il quarto segno per i sumeri era l’Ibex che era formato da stelle dei nostri Acquario, Capricorno e dalla testa di Pegaso. Queste costellazioni contengono tutte stelle di prima magnitudine (Aldebaran, Regolo, Antares, Fomalhaut), molto vicine alla posizione dei punti cardinali, che furono poi chiamate stelle Reali in Persia anche se Fomalhaut era invisibile perché troppo a sud in quel periodo a quelle latitudini e probabilmente Altair era usata al suo posto e questa potrebbe essere l’origine dell’Aquila come altra costellazione Reale. Per i Sumeri il Toro era il “Toro del Cielo” ed indicava l’equinozio di primavera e l’inizio del nuovo anno, la sua testa erano le Iadi compresa Aldebaran. La nostra costellazione del Toro mostra solamente la parte anteriore dell’animale, in Mesopotamia la posizione era diversa, con le Pleiadi a formare il corno superiore e la catena di stelle di pi Ori il corno inferiore.

Il Leone indicava il solstizio estivo, Regolo era chiamata Sharru (il re) dai Babilonesi. Lo Scorpione indicava l’equinozio d’autunno. All’inizio era più grande nel cielo; infatti, le stelle della Bilancia formavano le chele dell’animale. Questa separazione risale a circa 2000 anni a.C. ed è rimasta anche ai giorni nostri.

Queste costellazioni sono tra le poche ad essere rimaste invariate anche nei cataloghi successivi. Al 2500 a.C. sono fatti risalire altri sigilli scoperti in Iran molto interessanti contenenti figure astronomiche come ad esempio un dio cacciatore in piedi su cani armato di arco e frecce (prototipo del Sagittario?), una figura che tiene in mano due fiumi (l’Acquario?), una figura che tiene in mano due serpenti (Ofiuco? Idra?). Questi forse sono i primi esempi di iconografia dello zodiaco e provengono da Elam che è la città rivale di Sumer. I primi cataloghi “Tre stelle ognuna” catalogano le Pleiadi, il Leone, lo Scorpione e l’Acquario come “Stelle di Elam” mentre le Stelle di Akkad e di Amurru contengono poche altre costellazioni zodiacali (Gemelli, Bilancia e Cancro) che possono essere esempi di costellazioni della tradizione “agreste”; quindi è possibile che lo zodiaco sia nato ad Elam piuttosto che a Sumer. Il sigillo di Adda invece contiene il maggior numero di rappresentazioni divine che sono rappresentate anche nel cielo: Ea dio buono della Terra e della vita rappresentato con due fiumi che gli escono dalle braccia, divenne l’Acquario ed i suoi simboli formarono altre costellazioni: capricorno (la capra marina di Ea), il Campo (il nostro Pegaso), il Pesce Australe e forse i Pesci e l’Ariete (dalla forma del bastone di Ea). Ishtar regina degli dei e dea dell’amore, della fertilità e della guerra e era rappresentata armata ed accompagnata da leoni, più tardi il suo simbolo astrale rimane il solo Venere ma potrebbe essere anche l’origine del Leone, della Vergine e della Freccia (il nostro Cane Minore).

Un dio cacciatore non identificato armato di arco che potrebbe essere il Sagittario. Il Dio-Sole Shamash rappresentato come un uomo barbuto con raggi uscenti dalle spalle armato di coltello con cui si apre la via dall’orizzonte est.Attorno al 1350 a.C. a Babilonia per far rispettare i confini delle varie proprietà cominciarono ad essere usate delle pietre chiamate Kudurrus su cui erano incise maledizioni che avrebbero colpito chi non rispettava questi confini ma erano decorate con simboli divini che corrispondevano a pianeti (Marduk-Giove, Nabu-Mercurio, Nergal-Marte e Ninurta-Saturno) e costellazioni (Toro, Leone, Scorpione, Sagittario, Capricorno, Acquario, probabilmente Ariete e Vergine e precursori dei Pesci e dei Gemelli). Gli originali di questi kudurrus venivano conservati nei templi come una sorta di ex-voto per avere la benedizione dei vari dei e quindi un buon raccolto. Il cielo per i Babilonesi era suddiviso in tre parti:

La parte settentrionale era la Strada di Enlil, dio dell’aria e delle forze della natura.

La fascia zodiacale era la Strada di Anu, padre di tutti gli dei.

La parte meridionale era la Strada di Ea.

Importanti iconografie da queste pietre sono anche l’uccello che cammina (Papsukal) identificato con la nostra costellazione di Orione, Shala dea della fertilità (la Vergine), Dumuzi, dio della fertilità (Ariete). Il primo catalogo stellare babilonese è il cosiddetto “Tre stelle ognuno” o sistema a 36 stelle. È stato scritto su tavolette circolari risalenti circa al 1100 a.C. Questo catalogo contiene molte costellazioni agresti ed il loro levare eliaco molto utile a Babilonia perché il loro anno era determinato dai mesi lunari. Il nuovo anno iniziava con la prima luna nuova vicina all’equinozio di primavera; in questo modo l’anno babilonese era suddiviso in 12 o 13 mesi. Attorno al 3000 a.C. in Mesopotamia l’inizio delll’aratura dei campi in febbraio coincideva con il levare eliaco di mul-APIN (il nostro Triangolo) ed il tramonto eliaco di mul-Mul (le Pleiadi).

Il catalogo considera tre stelle per ogni mese suddivise per ogni Strada sopraccitata ma queste suddivisioni sono spesso errate. Quasi tutte le stelle sono state identificate, alcune appartenenti a costellazioni, altre sono stelle singole, altre pianeti. Sono annotate anche le loro posizioni relative, il levare ed il tramonto ed il loro significato per l’agricoltura e la mitologia. Questi dati sono precisi in molti casi ma ci sono anche molti errori forse prodotti da errate trascrizioni da parte dei copisti o perché i dati erano riportati per scopi non astronomici. A questo periodo risale probabilmente la nascita del Cancro (lo scarabeo per gli Egizi) e la Bilancia dopo l’amputazione delle chele dello Scorpione.

Il secondo compendio dell’Astronomia babilonese è la coppia di tavolette chiamate MULAPIN, dal nome della prima costellazione dell’anno, risalenti al 700 a.C. circa. Questo catalogo contiene le stesse stelle del precedente “Tre stelle ogni mese” con gli stessi scopi, ed alcune delle stesse descrizioni, ma sulla base di accurate osservazioni ed è astronomicamente più completo e sistematico. Le costellazioni circumpolari sono catalogate per la prima volta, e sono presenti più rappresentazioni sia delle costellazioni divine sia delle costellazioni agresti.

La prima tavoletta contiene 71 tra costellazioni, stelle e pianeti suddivisi nelle tre Strade, ognuna con il proprio nome preceduto da mul- seguito dal nome del dio associato e con alcune indicazioni della posizione della stella rispetto ad altre, le date del loro levare eliaco, la posizione ed il cammino della Luna e dei pianeti e le date del loro passaggio nelle vicinanze delle varie costellazioni. La seconda tavoletta contiene il calendario solare e le date di quando il Sole è nei vari punti cardinali, i pianeti e la durata delle loro congiunzioni col Sole ed anche le credenze che riguardano la comparsa dei pianeti, delle stelle e delle comete.

Alcune delle costellazioni nate in questo periodo sono il Bracciante agricolo (in seguito Ariete), il Solco (Vergine), il Pastore (Orione), Aratro (Triangolo), il giogo (Boote), i due carri (le orse), i Gemelli che compaiono per la prima volta come due coppie di uomini barbuti ed armati, il Leone era suddiviso in quattro costellazioni più piccole, la Capra (la Lira), Pabilsag (Sagittario). A parte quelle zodiacali pochissime sono le costellazioni che sono rimaste nel nostro cielo. Tre di queste (Orione, Perseo ed Andromeda) sono antropomorfe ma potrebbero essere state disegnate indipendentemente.

Dal 750 a.C. i Babilonesi cominciarono a tenere precise cronache sia degli avvenimenti storici sia astronomici soprattutto misure precise delle posizioni planetarie relative alle costellazioni zodiacali ed alle 31 stelle attorno allo zodiaco non appartenenti alle costellazioni suddette. La divisione in 12 “segni” uguali risale a questo periodo. Questi segni furono concepiti in maniera tale da contenere al loro interno i punti cardinali. Dopo la conquista di Babilonia da parte di Alessandro Magno questa astrometria continuò a svilupparsi di pari passo con l’astrologia e sotto gli Arabi sopravvissero le costellazioni “divine”. Le costellazioni rurali che fine fanno? I beduini arabi avevano sviluppato una ricca cultura astronomica ed una grande varietà di costellazioni alcune delle quali sicuramente eredità della tradizione rurale babilonese che furono rappresentate nei manoscritti arabi di questo periodo come ad esempio questo planisfero.

Per aiutare l'osservazione astronomica gli arabi introdussero l'uso dei cosiddetti astrolabi che permettevano di misurare l'altezza sull'orizzonte delle varie stelle.

La prima classe di costellazioni raffigurate sono quelle classiche “espanse”; ne sono esempi il Leone (con un’ampiezza che andava da Spica a Castore), Orione (fino ai Gemelli), il Sagittario ed una gigantesca coppia di braccia dalle Pleiadi fino a Cassiopea.

Un’altra classe comprende non figure che si ottengono “unendo i puntini” come le nostre, bensì mandrie di animali, uno per ogni stella: capre in Auriga, cammelli in Drago, Lepre ed Iadi, gazzelle in Orsa Maggiore, aquile o avvoltoi al posto di Vega ed Altair, un ovile attorno al Polo Nord, custodito da un pastore con i suoi cani, ma anche in Ercole ed Ofiuco struzzi attorno all’orizzonte sud, e poi statue o icone, i due carri circumpolari diventano due bare, il quadrilatero del Pegaso un gigantesco secchio.

Attorno al 500 a.C. la cultura babilonese entra in contatto con la cultura greca e le costellazioni dello zodiaco e quelle parazodiacali (Corvo, Serpente, Pesce Australe ed Aquila) mesopotamiche sono esportate ed una volta mescolati con la tradizione greca danno origine alle mappe del cielo che noi abbiamo ereditato. L’altra tradizione astronomica che i greci avevano adottato era molto antica, con un’origine stimata attorno al 2800 a.C., e le costellazioni che nacquero avevano lo scopo di aiutare i naviganti in mare. Sicuramente questa tradizione si era sviluppata presso qualche popolo nel Mediterraneo ma non è facile stabilire esattamente dove, alcuni storici ipotizzano presso la cultura minoica. Le 48 costellazioni che conosciamo noi furono descritte per la prima volta da Eudosso ed Arato alcuni secoli prima di Cristo ma la lista definitiva è opera di Tolomeo in Egitto al tempo occupato dai Romani. Le prime descrizioni del loro levare e del loro tramonto da parte di Eudosso ed Arato erano errati a meno che non si riferissero ad un’epoca molto precedente (attorno al 2000 a.C.) . Questo fatto fu notato da Ipparco ed in seguito da altri autori. Le forme attuali delle costellazioni portano a stimare la loro origine attorno al 2800 a.C. (± 300 anni) tenendo in considerazione naturalmente gli effetti della precessione: mentre l’eclittica è fissa rispetto alle stelle, il polo celeste e l’equatore lentamente si spostano. Il Polo Nord quindi si sposta, nel 2800 a.C. la stella polare era Thuban (alpha Dra) invece della stella Polare e si spostano anche il Polo Sud e la cosiddetta “zona proibita”, cioè dove le stelle meridionali sono invisibili dall’emisfero nord; ad esempio le stelle del Centauro e di Argo erano più visibili allora, le stelle di Eridano e del Pesce Australe oggi. Si sposta lo zodiaco cosicché i punti cardinali si spostano da una costellazione all’altra ogni 2160 anni e quindi si sposta anche il levare eliaco delle costellazioni relativo alle stagioni e quindi col passare del tempo l’uso per la navigazione non resta valido. Alcuni autori avevano ipotizzato che le costellazioni nacquero tutte contemporaneamente ma questo è errato; infatti alcune delle costellazioni che usiamo noi erano sconosciute in Mesopotamia e per questo motivo sarebbe più corretto affermare che le nostre costellazioni sono mutuate da varie tradizioni non collegate tra di loro:

Alcune costellazioni sono comuni a tutte le culture: l’Orsa (l’Aratro), Orione, le Pleiadi, le Iadi, Sirio.

Le costellazioni che indicano con maggiore precisione le coordinate celesti attorno al 2800 a.C.: enormi serpenti, orse e giganti. Queste costellazioni erano sconosciute ai Babilonesi con la sola eccezione dell’Idr ggio in Egitto, poi riscritto in versi circa 100 anni dopo da Arato che divenne uno dei testi scientifici più importanti dal mondo classico fino al medioevo. Esso descrive la forma delle costellazioni e la posizione delle stelle raccontando anche alcuni miti collegati ma soprattutto spiegando l’importanza che avevano per i naviganti.

Abbiamo successive edizioni dovute ad Eratostene (Katasterismoi, 200-100 a.C.) ed Igino (primi secoli d.C.) ma l’astronomo più importante dell’antica Grecia è forse Ipparco di Nicea che scrisse un commentario sull’opera di Eudosso-Arato che è sopravvissuto completo in cui critica gli errori apparentemente contenuti. Dopo aver prodotto un catalogo stellare completo basato sulle sue osservazioni riuscì a scoprire il fenomeno della precessione che spiegava gli errori presenti in Phaenomena le cui osservazioni risalivano ad almeno 1000 anni prima (alcuni studiosi le fanno risalire addirittura al 2600 a.C.). Come mai Eudosso ha usato un catalogo risalente a 2000 anni prima? Forse la risposta è che i sacerdoti egizi da cui aveva imparato buona parte delle sue conoscenze gli avevano fornito appunto un catalogo molto antico e lui era caduto in errore!

Molti astronomi greci usarono queste osservazioni per almeno due millenni senza accorgersi che esse non erano più valide appunto per il fenomeno della precessione.

Tra il 130 ed il 160 d.C. l’astronomia classica raggiunse la sua vetta più alta con l’Almagesto di Tolomeo. Questa grande opera contiene un ricchissimo catalogo stellare, le istruzioni per costruire un globo celeste e la definizione finale delle 48 costellazioni. Alcune delle costellazioni introdotte dai greci furono:

Ara: l’altare è una costellazione costituita da stelle di bassa luminosità ma indica il punto sull’orizzonte in cui la Via Lattea estiva si alza nel cielo come una colonna di fumo.

Ercole: molto probabilmente ha origine dal mesopotamico Engonasin (l’uomo inginocchiato) è il più grande dei giganti ed al giorno d’oggi si presenta a testa in giù ma nel 2800 a.C. doveva trovarsi nella posizione corretta appena sopra la stella polare.

Ofiuco il portatore di serpenti, il cui piede occupa una parte della zona occupata dallo Scorpione ma non è mai stato inserito tra le costellazioni zodiacali; questa sembra essere una miscela di tradizioni in quanto questo piede non necessario non è mai stato eliminato. Auriga, il cocchiere che porta una capra e due bambini come se fosse un pastore, questo sarebbe in accordo con la costellazione babilonese Gam (la spada curva ma anche il bastone da pastore) e forse la capra ha forse una derivazione beduina; infatti in questa costellazione gli arabi vedevano una mandria di questi animali.

La parte meridionale del cielo fu occupato da un folto gruppo di costellazioni marine per questo fu chiamato il mare meridionale o “l’Acqua” da Arato. Alcuni autori identificarono questa zona con le piogge invernali perché il Sole si trovava li’ in inverno. In questa zona abbiamo Pegaso, il mostro marino (Cetus) ed il fiume Eridano che non hanno un riscontro babilonese anche se i babilonesi qui avevano Acquario, Capricorno, Pesce Australe ed il Campo, tutte riferite al dio Ea che abbiamo ricordato precedentemente.

Centauro ed Argo: risalgono sicuramente al 2800 a.C. su disegno dei Navigatori. Queste costellazioni a causa della precessione non sono più interamente visibili e per questo motivo suddiviso dagli astronomi moderni in parti. Il Centauro ed il Sagittario sono spesso identificati con Chirone, il saggio centauro precettore anche di Achille, immortale ma ferito involontariamente da una freccia avvelenata da Ercole e per rendere meno dolorosa la sua esistenza Giove lo collocò nel cielo. Al Centauro appartenevano anche le stelle che formano la Croce del Sud.

Argo è la nave degli Argonauti alla ricerca del vello d’oro, era la più grande delle costellazioni antiche ma adesso è suddivisa in quattro parti: la Carena, la Poppa, il Compasso e la Vela.

Un altro gruppo molto importante è quello formato da Andromeda, Perseo, Pegaso, Cefeo e Cassiopea. Cefeo e Cassiopea erano la Pantera-Grifone ed il Cervo, Perseo era il Vecchio, precursore della nazione persiana, il quadrilatero del Pegaso era il Campo.

L’ultimo gruppo di costellazioni, alcune delle quali molto antiche è formato da animali (Pesce Australe, Aquila, Cigno, Cane Maggiore e Minore, Lepre, Delfino, Cavallino, Corvo) ed oggetti: Corona Boreale ed Australe, Freccia e Triangolo.

Questo è una breve cronologia della nascita delle costellazioni in Mesopotamia migliaia di anni fa ed il loro successivo passaggio circa 2.500 anni fa nella tradizione greca.
anonymous
2007-01-30 10:46:51 UTC
toro:giove si trasmutò in toro per rapire la fanciulla europa.

scorpione: era l' animale velenoso mandato da era a uccidere perseo

acquario:era un gigante mandato dagli dei a punire gli uomini con un' enorme otre piena d' acqua.

capricorno:legato al mito di crono

sagittario:rappresenta il centauro chirone maestro di molti eroi

bilancia:non ha mito una volta la costellazione era le chele dello scorpione

pesci:dalla storia di penteo diventato pazzo e irrazionale per mano di dioniso

vergine:dalla storia di persefone rapita da plutone

leone : l'animale ucciso da eracle nella prima delle sue dodici fatiche

cancro: in contrapposizione al capricorno è la madre generatrice

arite:dal mito di giasone e del vello d'oro
kosakowski
2016-12-17 10:54:50 UTC
bla bla bla Mars Volta, Tangents, the Flower Kings, Gotthard, Modena city Ramblers e non continuo perchè non c'ho voglia. L'ho sempre detto, se l. a. musica l. a. volete, cercatevela. A lamentarsi sono capaci tutti.
shine
2007-02-01 04:04:58 UTC
guardati i cavalieri dello zodiaco...ciaoooo
tsuki_no_yosei
2007-01-31 07:28:10 UTC
Il Mito dei Gemelli: Leda e i Diòscuri

1)----------------------------------------------

Nella mitologia greca, Leda era figlia di Testio e moglie di Tindaro, re di Sparta.

La leggenda narra che Zeus, innamoratosi di lei, si trasformò in un cigno e si accoppiò con Leda, che generò due uova. Da un uovo sarebbero usciti i Dioscuri, Castore e Polluce, mentre dall'altro: Elena e Clitennestra.

La tradizione mitica è discordante riguardo a quale fosse la progenie divina; secondo alcune versioni i figli immortali di Zeus non sarebbero stati i Dioscuri ("figli del dio"), ma Polluce ed Elena, mentre gli altri due sarebbero figli di Tindaro.

Secondo un'altra versione del mito, Leda trovò l'uovo, frutto dell'unione tra Zeus e Nemesi, dal quale sarebbe uscita Elena.

2)-------------------------------

Diòscuri significa "figli di Zeus" che, nella mitologia greca, sono rappresentati da Castore e Polluce, fratelli gemelli.

Secondo una versione Leda diede alla luce due coppie di gemelli: i Diòscuri, Elena e Clitennestra. Queste ultime erano figlie del re Tindaro.

Castore e Polluce furono due degli argonauti, la spedizione di ricerca del vello d'oro, e parteciparono alla lotta contro Teseo, che aveva rapito Elena, loro sorella. Dopo quest'ultimo combattimento Zeus gli concesse l'immortalità.

Il fratello di re Tindaro, Afareo, era a sua volta padre di due gemelli: Idas e Linceo. Castore e Polluce rapirono le promesse spose dei cugini e nell'imboscata che ne seguì, Castore fu ferito a morte. Polluce, volendo seguire il destino del fratello, ottenne di vivere come Castore un giorno sull'Olimpo e uno nell'Ade.

L'incontro di gemelli nella mitologia non è rara. Anche nei Veda, il libro sacro degli arii dell'India, appare una coppia di gemelli, gli Aswin, che, come i Dioscuri, vengono identificati con la costellazione dei Gemelli.

Sono generalmente rappresentati in nudità eroica ma con in testa il copricapo frigio a punta: questo - e il fatto di essere una figura multipla - collega il loro mito arcaico a quello della Grande Madre e dei suoi Cabiri.

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Ricerche x altri segni.

Ariete: vedi Giasone e gli Argonauti

Toro: vedi Zeus e Europa

Leone: vedi Le Dodici Fatiche di Ercole

Vergine: vedi Demetra e Persefone

Sagittario: vedi Chirone

Capricorno: vedi Amaltea
suryas
2007-01-30 11:11:59 UTC
l' astrologia è basata sul mito e tutti i segni i pia neti gli asteroidi si rifanno a tradizioni mitologiche spesso greca o romana anche se sedna uno degli ultimi pianetini scoperti si rifà a quella polinesiana .Leggere e documentarsi
etar
2007-01-30 10:39:31 UTC
Figli di Zeus e Leda, Castore e Polluce erano due gemelli, praticamente inseparabili, uno aveva una forza straordinaria, l'altro un'alta velocità. Durante un combattimento, Castore fu ferito a morte. Polluce, volendo seguire il destino del fratello, ottenne di vivere come Castore un giorno sull'Olimpo e uno nell'Ade. Per fare in modo che i due gemelli potessero rimanere insieme per sempre e per ricompensare il loro affetto fraterno, il paparino Zeus decise di porli nel cielo, nella costellazione dei Gemelli. O almeno, questo è quello che mi ricordo... =P Più o meno tutte le costellazioni sono ricollegate a miti classici ^^" Se mi mandi via mail quelle che vuoi sapere, te le mando ;)

bye
Jeko
2007-01-30 10:38:55 UTC
ACQUARIO



L'Acquario viene visto come un giovanetto che versa il nettare divino da un vaso, da cui attinge il Pesce Australe. Come per molte costellazioni, anche questa ha origini antiche: per gli Egiziani rappresentava il dio del Nilo, ma i Greci la ereditarono non attribuendole alcun riferimento al sacro fiume.

Gli Arabi assegnarono alle stelle più luminose che la compongono dei nomi alquanto singolari: alfa aquarii divenne così sa'd al-malik (oggi Sadalmelik) , "le stelle fortunate del re"; beta aquarii venne chiamata sa'd al-su'ud (oggi Sadalsuud), "la più fortunata delle fortunate"; infine gamma aquarii divenne sa'd alakhbiya (oggi Sadachbia), forse "stelle fortunate delle tende". Nessuno sa però con certezza il motivo di tali denominazioni.

Nella mitologia greco-romana, la storia che riscuoteva maggiori consensi era quella che identificava la costellazione dell'Acquario con il giovane Ganimede, il ragazzo più bello della Terra, figlio del Re Tros da cui prese nome la mitica città di *****. Zeus si innamorò di lui e, mutatosi in aquila (la cui costellazione è difatti appena sopra l'Acquario), lo rapì portandoselo nell'Olimpo: laggiù il giovane divenne il mescitore degli dei, cioè colui che versava il nettare divino nella coppa dei numi e del sommo dio, con grande gelosia della moglie Era. Secondo un'altra versione sarebbe stata Eos, la dea dell'Aurora, a rapirlo, ma Zeus poi glielo rubò. Ganimede divenne in Grecia il simbolo divino dell'omosessualità,













BILANCIA





Ottava costellazione dello Zodiaco, la Bilancia ne rappresenta la sola non collegata ad un essere vivente. Anticamente i Greci non ci vedevano una costellazione indipendente, ma una "estensione" dello Scorpione, precisamente, le sue chele: tant'è che le sue stelle più luminose alfa e beta librae sono chiamate rispettivamente Zubenelgenubi (che in arabo vuol dire "chela a sud") e Zubeneschamali ("chela a nord").

La costellazione della Bilancia nacque per volontà dei Romani nel periodo di Giulio Cesare (primo secolo a.C.): sono ancora oscure le motivazioni della sua introduzione. I romani amarono subito questa costellazione in quanto si riteneva che Roma fosse stata fondata quando la Luna era in Bilancia. Inoltre, divenne facile per i Romani accostarla alla vicina Vergine, cioè Diche o Astrea, la dea della Giustizia: tutti noi sappiamo infatti che la dea viene normalmente rappresentata con la bilancia in mano.

Alcuni studiosi ritengono che il nome sia da attribuire all'equilibrio stagionale che il segno zodiacale rappresenta, poiché quando il Sole è nella Bilancia, cioè nel solstizio d'autunno, la durata del giorno e della notte si equivalgono. Lo storico Gwyneth Heuter, invece, rileva che già i Sumeri 2.000 anni prima la chiamavano ZIB.BA AN.NA, cioè la bilancia del cielo, e per questo motivo ritiene che i Romani non l'abbiano introdotta ex-novo, bensì solo ne abbiano ereditato il nome.



CAPRICORNO

Molto tempo fa, nel solstizio d'inverno, il Sole si trovava nella costellazione del Capricorno e, nelle zone lungo il tropico meridionale, raggiungeva a mezzodì il punto visuale più alto nel cielo (zenit): per questo il tropico venne chiamato "del Capricorno". Oggi invece, per effetto della precessione, il solstizio inizia quando il Sole è nel Sagittario.

La stella alfa capricornii, corrispondente al muso, è chiamata anche Algedi o Giedi, nome che deriva dall'arabo al-jadi, "il capretto". Delta capricornii si chiama anche Deneb Algedi, "coda di capretto" in arabo.

Questa costellazione venne introdotta per la prima volta dai Babilonesi e Sumeri circa 4 millenni fa e rappresenta una strana creatura dalla testa, zampe anteriori e busto di capra, e la coda di pesce.

Per i Greci si trattava di Pan, il dio della campagna. Originariamente egli aveva tutte le quattro zampe di capra e si dilettava a dar la caccia alle donne ed a sonnecchiare. Il suo urlo era tanto forte da spaventare la gente ed è per questo che è stata coniata la parola "panico". Un giorno tentò di acchiappare una ninfa, ma questa si trasformò in un gruppo di canne che al soffiare del vento emettevano un suono talmente delizioso che il dio, riunendone alcune di diversa lunghezza, formò la celebre siringa, o zampogna di Pan. Ci sono tre interpretazioni sulla mutazione del suo aspetto: secondo Eratostene aiutò gli dei nella lotta contro i Titani, soffiando su una conchiglia e quindi mettendoli in fuga. A causa della conchiglia la sua parte posteriore si sarebbe tramutata in coda di pesce. Secondo Igino, invece, la mutazione sarebbe dovuta al fatto che il dio lanciò contro i nemici dei crostacei, ma ciò risulta poco convincente. Secondo un'altra interpretazione, Pan aiutò una seconda volta gli dei quando Gea (la Madre Terra) mandò contro di loro il mostro Tefeo: il dio in un primo momento consigliò gli altri dei di mutarsi in animali per ingannarlo. Lui stesso si rifugiò in un fiume e trasformò la sua parte posteriore in pesce. Zeus lo affrontò ma ci lasciò i nervi delle gambe, che gli furono restituiti proprio da Pan ed Ermete: il sommo dio dunque poté riprendere la lotta e riuscì a folgorare il mostro, che venne poi imprigionato nel Monte Etna, le cui eruzioni erano considerate i suoi respiri. Zeus in memoria dei suoi aiuti immortalò Pan nel cielo.



LEONE



Il leone era associato al ruggente Sole del solstizio d'estate: la sua origine da alcuni è attribuita ai Sumeri, che lo chiamavano UR.GU.LA, da altri invece agli egiziani, colpiti dal fatto che i leoni per sfuggire alla siccità si recavano in massa nella valle del Nilo proprio nei giorni solstiziali, quando il benefico fiume straripava: da qui il leone divenne il simbolo della discesa del Nume triforme in Horo, oppure nel Sole divino che nutriva il cosmo e faceva crescere le benefiche acque del Nilo. In Egitto, infatti, è nato il simbolismo che associa la fonte d'acqua o l'abbondanza del vino con il leone, tant'è che molte fontane e tini sono costruiti con una testa di leone da cui sgorga l'acqua o il vino (usanza propiziatoria ancor oggi praticata). Un esempio evidente è costituito dalla nota fontana del Bernini in piazza Navona a Roma: l'animale è scolpito mentre accosta il muso all'acqua aspettando l'inevitabile crescita del livello di essa. Nel solstizio d'estate venivano chiusi gli scoli della fontana per simulare lo straripamento del Nilo.

Gli Arabi avevano disegnato nei cieli un Leone molto più grande, che comprendeva anche il Cancro, la Vergine e la Bilancia, oltre a toccare l'Orsa Maggiore e l'Idra: infatti la stella Algieba che oggi viene immaginata come la criniera dell'animale, deriva dall'arabo "al jahbah", che significa "la fronte" della gigantesca immagine leonina araba.

Nella mitologia greco-romana ci sono principalmente due interpretazioni: secondo Igino Giove avrebbe messo nel cielo l'immagine del Leone in quanto Re degli animali. Altri mitografi invece sostengono si trattasse del Leone di Nemea ucciso da Ercole nella prima delle 12 fatiche per diventare immortale. L'animale generato da Tifone ed Echidna, la mostruosa donna con la coda di serpente, divorava uomini e greggi. Dopo un vano tentativo con le frecce l'eroe intrappolò la bestia in una caverna e lo strangolò. Più tardi Ercole lo scuoiò utilizzando i suoi stessi artigli (dato che gli altri mezzi erano risultati vani, per la durezza della pelle) e utilizzò la pelle a mo' di mantello e la testa a mo' di elmo, conferendogli un aspetto minaccioso. Infine Zeus pose in cielo il leone in memoria dell'impresa di Ercole.

La stella più luminosa, Regolo, dal latino "regulus" (piccolo re), è stata chiamata così da Tolomeo, ma dovunque ha sempre avuto un carattere regale: in Mesopotamia era il Re e per gli Ebrei la stella di David.





CANCRO

La costellazione meno luminosa dello Zodiaco, segnava prima l'inizio del solstizio d'estate (e il Capricorno, di conseguenza, era il punto d'inizio del solstizio d'inverno, da cui presero nome i due tropici, del Cancro e del Capricorno: ora invece per effetto della precessione, i due punti sono situati rispettivamente nei Gemelli e nel Sagittario). Cancer in latino significa sia granchio che gambero.

Igino narra che si tratti del granchio che tentò di mordere Ercole durante il suo combattimento contro l'Idra di Lerna, ma che venne miseramente schiacciato dall'eroe infastidito. Giunone (acerrima nemica di Ercole in quanto frutto dell'adulterio di suo marito Giove) volle ricompensare il crostaceo immortalandolo nel cielo.

Secondo i Greci, invece, il crostaceo avrebbe tenuto ferma una ninfa al sopraggiungere di Zeus (per immaginabili intenti).

Le due stelle principali del Cancro sono l'Asellus Borealis (asino boreale) ed Asellus australis (asino australe) che, secondo un mito, dovevano essere i due asini che avevano condotto Dioniso, reso pazzo da Giunone in quanto figlio adulterino di Giove, nel tempio di Zeus Dodoneo, dove rinsavì immediatamente: da qui Giove li volle ricompensare incastonandoli nel cielo. Le due stelle sono separate da una nebulosa (chiamata, per la presenza dei due asini, Presepio, o Mangiatoia).

Un altro mito invece narrava che i due asini cavalcati dai Sileni avevano spaventato e messo in fuga i Giganti con il loro terribile ed acuto raglio, a loro sconosciuto, che gli aveva fatto credere la presenza di esseri mostruosi invincibili ingaggiati dagli Dei per vincere la guerra contro di loro. Dioniso sistemò i due eroici animali nel cielo.

Anche in Mesopotamia la costellazione del Cancro (AL.LUL. in sumerico) era vista come un granchio o come una tartaruga. In Egitto poteva essere uno scarabeo, considerato nel Libro dei morti l'aspetto mattutino del Sole.

Secondo alcuni l'accostamento della costellazione a dei crostacei (e talvolta anche a un polpo o tartaruga) raffigurerebbero il movimento (in retrocessione simile al quello dei granchi) o il rallentamento apparente in tale costellazione del Sole, la cui altezza massima dall'orizzonte si ferma e comincia a retrocedere.


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